mercoledì 29 febbraio 2012

Con Jacopo - Noi Valsusini consegnati al nostro destino - In coda la lettera di Jacopo a Bersani

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Dopo la pacifica marcia di sabato, mi si è stretto il cuore quando ho saputo di quello che stava succedendo alla Maddalena e di Luca Abbà. Io lui non lo conosco, ma mia mamma si. L’ho chiamata per capire cosa stava capitando, ma anche lei aveva notizie vaghe e confuse. Mi ha raccontato una cosa però. Nel dicembre del 2005 lei e Luca passarono una giornata insieme a Venaus. Anche allora erano giorni di marce e di tensioni. Si trovarono fianco a fianco, lei amministratrice e Luca militante, nel fare un cordone di sicurezza per impedire a noi manifestanti di scendere nella piana vicino all’area che allora doveva diventare un cantiere, piena di poliziotti. “Vedi che noi stiamo con le istituzioni” le disse Luca. “Non vogliamo mica che scoppi qualche casino”. Una persona buona, onesta, pulita. A poco più di sei anni da quei giorni, Luca ha ritenuto che l’unico modo per manifestare il suo dissenso fosse salire su quel traliccio.

Un gesto estremo che, mentre sul web e sui giornali si moltiplicano prese di posizione, dichiarazioni, insulti e un’infinita caterva di parole, mi lascia l’amaro in bocca e mi ha suggerito una riflessione. Quel volo dimostra che la politica, Luca, se l’è lasciato scappare via. Ha deciso che non valeva la pena ascoltare le sue idee, la sua voglia di mettersi in gioco, di voler contare e di coltivare la sua passione per la terra che ama.

E quando dico la politica intendo gli onorevoli del mio partito che hanno invocato a gran voce i militari e i ministri che li hanno mandati. Intendo i governi che hanno trasformato i tavoli tecnici in teatrini senza dignità ma anche chi, abbandonandoli per paura di perdere consenso, ha contribuito a renderli tali. Un bello schiaffo alla nostra già malconcia democrazia.

La verità è che in questa vicenda, il Tav, non c’entra più niente. Nessuno s’interessa più delle merci che non ci sono, dei passeggeri ipotetici (quelli che per spostarsi scelgono l’aereo e non il treno), dell’ambiente devastato, dei soldi pubblici gettati al vento. Non interessa più discutere e confrontarsi. A qualcuno interessa far casino, a qualcun altro vincere un appalto, a qualcun altro ancora magari tentare di portare a casa qualche compensazione (la palestra piuttosto che la pista ciclabile o la riqualificazione urbanistica).

Luca, e con lui tutti noi valsusini, siamo stati consegnati al nostro destino senza che nessuno battesse ciglio. È triste, ingiusto e avvilente. Ma è così.

E dopo anni di richieste inascoltate e di speranze mortificate (e di colossali prese in giro), il clima si è caricato prima di disillusione, poi di rabbia. Un accerchiamento che genera un clima in cui tutto diventa uguale a se stesso. Tutti indistintamente diventano venduti, mafiosi, collusi. I politici, i magistrati, le forze dell’ordine, le banche, i poteri forti. Tutti uguali e tutti nemici. E quando tutto diventa uguale, vale tutto.

Qualcuno dirà che, anche se la storia fosse andata in un altro modo, avrebbe comunque scelto la strada della contrapposizione e della lotta. Forse è vero, perché la politica è faticosa, noiosa, ha delle regole e richiede dei compromessi. Ma questa ipotesi non può esimere nessuno di fronte ai tanti errori commessi.

E allora che fare? Aggregarsi alla lotta senza badare troppo ai mezzi, o starsene buoni sperando che la tempesta passi in fretta. Onestamente non lo so. Credo che in questa situazione da “liberi tutti”, dove nessuno controlla più nulla, ognuno farà le sue scelte. Io, che conto come il due di picche a briscola, continuerò a voler bene alla mia terra e a stare in mezzo alla gente. Con tanta umiltà, tanta passione ma anche con le orecchie tese e il cervello acceso. Evitando gli estremismi e portando le ragioni della valle anche a chi è lontano. Proverò ancora a fare un po’ di politica insomma. Non è facile, e in giorni come questi mi sembra impossibile e inutile.

Non provarci nemmeno però sarebbe un delitto.

29 febbraio 2012 - 10:58 in News da jacopo suppo


Jacopo ha scritto anche una lettera al Segretario del PD Bersani che sottoscriviamo:

Carissimo Pierluigi,
Mi chiamo Jacopo Suppo, e sono il segretario di un piccolo circolo in Valsusa, a Condove.

Come puoi certamente immaginare, stiamo vivendo giorni molto difficili e duri sia dal punto di vista politico sia, e soprattutto, dal punto di vista umano.

Un partito che ha l’ambizione di essere radicato nei territori, vicino ai cittadini e che si sta preparando per tornare al governo del Paese, non può non frasi carico di una situazione a dir poco esplosiva.

A tal proposito, l’incontro che ieri hai avuto con l’onorevole Stefano Esposito mi sembra un segnale d’attenzione verso la vicenda valsusina, attenzione che rischia però di rimanere parziale, perché l’onorevole, oltre ad avere un’idea ben precisa sull’argomento, distante da quella degli abitanti della valle, conosce poco la nostra realtà territoriale e le dinamiche politico-sociali che la questione TAV genera.

Ti scrivo quindi per chiederTi un incontro, allargabile anche agli altri segretari di circolo e agli amministratori iscritti al Pd, dove poterti raccontare cosa è successo in questi anni in Valsusa, come mai si è arrivati a questo livello di scontro ma soprattutto perché il territorio in cui abito si oppone alla costruzione del tunnel della Maddalena, sia pur con modalità ed obiettivi che non condivido.

Sperando in una Tua risposta, Ti auguro una buona giornata

Jacopo Suppo

sabato 25 febbraio 2012

A sostegno del Comitato Ospedale Valdese

I Corsari sostengono e aderiscono al comitato cittadino che si batte contro la chiusura dell'Ospedale Valdese.

Riprendiamo dalla loro pagina Facebook (https://www.facebook.com/groups/ComitatoOspedaleValdese/)

"Questo Comitato nasce con l’obiettivo di salvaguardare, proteggere e continuare mantenere operativo, sul territorio della Circoscrizione 8 e del quartiere di San Salvario, l’Ospedale Valdese.

L’Ospedale Valdese è un presidio sanitario importante per l’intera città, con punte di eccellenza sanitaria che attualmente offre: 
  • 7mila interventi chirurgici, 
  • 800mila prestazioni di laboratorio, 
  • 400mila ambulatoriali, 
  • 4500 pazienti oncologici seguiti, 
  • 600 interventi per tumore al seno. 
per citare soltanto alcuni numeri 

Il Comitato Ospedale Valdese è aperto a tutti i cittadini torinesi e san salvariesi, ai lavoratori che vi operano e ai pazienti che ne fruiscono i servizi."

Riportiamo il post di  Diego Castagno  in proposito: "Questo gruppo nasce per iniziativa dei miei amici Laura Patriti e Guido Gai. Loro e' l'idea e credo anche l'esigenza di un luogo dove diffondere e pubblicizzare ogni iniziativa che riguarda l'ospedale valdese e la sua presenza sul territorio. Non c'è associazione operante sul quartiere che non abbia a cuore i destini della struttura. Questo comitato e' un pezzo in più e persegue obbiettivi e finalita' comuni e condivise. Speriamo sia utile e aggregante."


domenica 19 febbraio 2012

Mozione sulla Città metropolitana di Torino

Avanzata al Consiglio comunale di Torino dalle associazioni che hanno dato vita al "Patto di Azione per le Riforme", che raggruppa Alleanza dei Democratici, l'Associazione radicale Adelaide Aglietta, i Corsari e LibertàEguale.

Premesso che:
  • La città metropolitana è stata per la prima volta individuata dalla legge n°142 dell'8 giugno 1990 sul nuovo ordinamento degli Enti locali e successivamente inserita all’interno del nuovo art. 114 della Costituzione della Repubblica italiana, dopo la riforma dell'ordinamento del 2001, con la modifica del titolo V della Carta Costituzionale.
  • Nel 2007 il Governo guidato da Romano Prodi aveva approvato un disegno di legge-delega in merito che prevedeva che all’interno della Città metropolitana potessero confluire le Circoscrizioni del Comune capoluogo nonché i Comuni limitrofi strettamente integrati all'area urbana. L'iniziativa, nel disegno di legge delega suddetto, spettava al comune capoluogo o al 30% dei comuni della provincia o delle province interessate, che rappresentassero il 60% della relativa popolazione, oppure ad una o più province insieme al 30% dei comuni della provincia/e proponenti.
  • In Italia non è ancora stata istituita nessuna città metropolitana, poiché nel 2008 lo scioglimento anticipato delle Camere ha rinviato il compito di istituire le città metropolitane al Parlamento della XVI Legislatura repubblicana.
  • La materia, nel maggio del 2009, è stata oggetto di delega al Governo, il quale dovrà emanare i relativi provvedimenti normativi. L’art. 23 della legge 42/2009 (legge delega sul federalismo fiscale), approvata dalle Camere, ha introdotto una disciplina transitoria che consente, in via facoltativa, una prima istituzione delle città metropolitane situate nelle regioni a statuto ordinario, in attesa della disciplina ordinaria riguardante le funzioni fondamentali, gli organi e il sistema elettorale delle città metropolitane, che sarà determinata con apposita legge (comma 1, art. 23, L. 42/2009).
  • Le città metropolitane potranno essere istituite a Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli e Reggio Calabria. Ai sensi dell'art. 23, comma 2, della L. 42/2009, la proposta di istituzione spetta al comune capoluogo e alla provincia, congiuntamente tra loro o separatamente (in questo caso è assicurato il coinvolgimento dei comuni della provincia interessata). Successivamente si svolge un referendum confermativo, indetto tra tutti i cittadini della provincia interessata, previo parere della regione. Dopo il referendum, l'istituzione di ciascuna città metropolitana è rimessa a decreti legislativi del Governo, che detteranno una disciplina di carattere provvisorio. I decreti istituiranno il consiglio provvisorio della città metropolitana, composto dai sindaci dei comuni e dal presidente della provincia, e l’individuazione, quali funzioni fondamentali della città metropolitana, della pianificazione del territorio e delle reti infrastrutturali; del coordinamento della gestione dei servizi pubblici; della promozione e coordinamento dello sviluppo economico e sociale.
  • Secondo l'articolo 23, comma 6, della Legge 42/2009, il Governo è delegato ad adottare entro 36 mesi dalla data di entrata in vigore della legge (entro il 21 maggio 2012) un decreto legislativo per l’istituzione delle città metropolitane.
  • Diviene ora oltremodo urgente e necessario riorganizzare tutti i servizi su area vasta per incidere sulla spesa, ottimizzare l’efficienza e ridurre l’incidenza sul territorio delle società partecipate delegate alla fornitura dei servizi suddetti, con accorpamenti che avrebbero l’effetto immediato di ridurre l’influenza deleteria del sottopotere politico e clientelare.
  • La crisi economica in atto e le evidenti difficoltà finanziarie con le quali il Comune di Torino si trova a confrontarsi impongono scelte coraggiose, che possano in concreto produrre riforme capaci di andare incontro, senza incidere sui servizi essenziali erogati, alla necessità di ridurre il livello complessivo di spesa.
  • Alcune Regioni a Statuto ordinario, tra cui ad esempio il Veneto, la Liguria, l’Emilia-Romagna e la Toscana, già negli anni ’90 del secolo scorso hanno approvato leggi o delibere che individuano i confini delle aree metropolitane, pur non potendo ancora costituirle pienamente.
  • Le province attuali appaiono sempre più come un retaggio napoleonico superato, le cui competenze, in caso di abolizione, possono essere pienamente assunte dalle regioni, dai consorzi di comuni e dalle città metropolitane, con la conseguente riduzione dei costi, la razionalizzazione dei servizi e una maggiore efficienza dell’amministrazione pubblica.
  • La stessa UPI (Unione Province d’Italia) ha presentato il 7 febbraio 2012 una proposta di legge delega al Governo per l’istituzione delle città metropolitane, la razionalizzazione delle province e il riordino dell’amministrazione periferica dello Stato e degli enti strumentali.
Tutto ciò premesso, il Consiglio comunale impegna il sindaco e la Giunta:
  1. Ad attuare nel più breve tempo possibile tutti i passi formali previsti dall’attuale legislazione per giungere alla costituzione della Città Metropolitana di Torino, che rappresenta a livello locale uno degli strumenti più efficaci da attuare in termini di riorganizzazione e razionalizzazione della gestione e del Governo del territorio;
  2. A promuovere la convocazione di un tavolo di dialogo e di confronto che coinvolga nel processo di realizzazione della Città Metropolitana torinese, oltre al Comune di Torino, la Regione Piemonte, la Provincia di Torino, tutti i comuni confinanti con gli attuali limiti comunali della città di Torino e gli altri Comuni non confinanti ma che comunque sono evidentemente strettamente integrati all'area urbana torinese;
  3. A chiedere un incontro con i Presidenti della Camere affinché al più presto vengano calendarizzate e discusse le proposte di legge di attuazione dell’art. 114 della Costituzione relativo alle Città metropolitane;
  4. A prendere contatto con l’attuale Governo per promuovere un’azione che vada verso la realizzazione di tutte le città metropolitane previste dalla Costituzione italiana e per ribadire la volontà della Città di Torino di costituire la Città Metropolitana di Torino.

Torino, 14 febbraio 2012